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Ho voluto scrivere questo pezzo per sfatare la credenza ormai diffusa dopo gli accadimenti degli ultimi anni e visti i recenti e vergognosi provvedimenti che le amministrazioni locali hanno preso per contrastare la presenza di orsi e lupi nei boschi decretandone di fatto l’abbattimento se necessario con il disegno di legge che legittima il Presidente della Provincia ad autorizzarne il prelievo, la cattura o l’uccisione, che il Trentino sia solo la regione ammazza lupi e orsi. In realtà non è affatto così, o meglio c’è anche un’altra faccia del Trentino che è puro incanto e che oltre alle moltissime e meravigliose specie animali: orsi, lupi, volpi, faine, marmotte, ghiri, caprioli, cervi, cerbiatti ecc. o le numerosissime specie di uccelli tra le quali l’aquila regna sovrana con la maestosità del suo volo, offre a chi lo visita spettacoli da togliere il fiato con le valli, i parchi naturali, prati e i fiori sorprendenti e rari, fiumi, ruscelli, laghi e le splendide montagne che lo caratterizzano e lo rendono unico nel suo genere, terra dove la natura ha dato il meglio di sé con le viste spettacolari da e delle cime che sfiorano il cielo e ti fanno sentire piccolo piccolo. Come nel caso della Paganella la sua cima più bella dalla quale si riesce a vedere a 360°gran parte del Trentino e nei giorni di cielo terso ad avvistare perfino Milano o la laguna di Venezia. Ma anche le giornate più grigie ci regalano immagini in lontananza degli specchi d’acqua dei Laghi di Santa Giustina, Garda, Toblino.

E se vuoi isolarti allontanandoti dai rifugi affollati di turisti puoi raggiungere posti dove ti sembra di poter toccare le nuvole, dove il mondo frenetico e caotico là sotto sembra così lontano da non esistere più e il silenzio e la natura fanno da cornice ai tuoi passi e ai tuoi pensieri riuscendo per un attimo perfino a farti dimenticare tutta la violenza di questo mondo malato.

Ci sono però anche le numerose tracce del passaggio che l’umano ha lasciato in questi posti un tempo incontaminati, come le antenne dei ripetitori che svettano nel cielo, o gli impianti di risalita, infelice compromesso trovato con la montagna e la natura per godere della tecnologia, TV, internet, cellulare e le comodità che abbiamo.

E nelle malghe gli animali che portano sui lobi la triste targhetta dell’appartenenza umana vivono certamente meglio dei loro fratelli costretti negli allevamenti intensivi ma non sono meno sfruttati.

Poi però appena torni a valle basta un cartello pubblicitario, uno qualsiasi dove i tuoi occhi intenti a cogliere gli ultimi scorci del verde che ti circonda si fermano per caso quando stai per prendere la cabinovia. Un manifesto che pubblicizza un luogo anonimo come tanti che cerca di diventare meno anonimo attirando il turista di turno con immagini di lama importati da paesi esotici e lontani per essere cavalcati o utilizzati come portabagagli,  un messaggio chiaramente specista che ancora una volta vede gli animali alla mercé dell’uomo che può decidere di prenderli e sradicarli dalla loro terra per farli diventare oggetti ad uso e consumo del turismo, un messaggio che ti fa ancora più male se colto al ritorno dal posto meraviglioso dove eri solo un’ora fa, ma che basta a riportarti drasticamente alla realtà e interrompere all’istante quel filo sottile tra il male e il bene che avevi oltrepassato.

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