Un mio amico che è tornato da alcuni giorni da un viaggio in Thailandia mi ha raccontato sinteticamente la condizione di alcuni animali in quei posti per quello che lui ovviamente, ha potuto vedere girando in bicicletta zaino in spalla per due settimane.
Riferisce che in Thailandia gli elefanti sono usati per portare in giro i turisti soprattutto cinesi. I campi di allenamento, così sono chiamati i luoghi dove si possono “noleggiare” elefanti per essere scarrozzati in giro per il territorio, sono comunque sempre di meno e sono appunto frequentati quasi esclusivamente dal turismo di massa cinese che come è purtroppo risaputo, ha una cultura animalista e ambientalista pari a zero e che tra l’altro, sempre secondo il suo reportage, sono gli unici a lasciare bottiglie ovunque anche su spiagge che fanno parte di parchi nazionali incontaminati e protetti. Dice che invece gli europei pare non vogliano più cavalcare elefanti né vederli sfruttati e quindi stiano alla larga da questo tipo di attività. Si è informato molto tramite la gente del luogo, su questo aspetto e dice che ci sono moltissimi santuari che si occupano del recupero degli elefanti un tempo usati per il turismo ma riferisce anche che il discorso dei santuari ha un rovescio della medaglia perché ora c’è una grande richiesta di gente che vuole visitare i parchi dove se ne prendono cura e dove chi li sfruttava ha convertito l’attività in santuario e questo genera alla fine la ricerca di animali da catturare e mettere in cattività anche se nei santuari gli elefanti non sono cavalcati e vivono in uno stato semi-libero.
Per quanto riguarda la situazione dei cani invece ci sarebbe moltissimo da dire. In Tailandia il randagismo è ampiamente diffuso, ci sono migliaia di cani randagi che vivono allo stato libero ma per assurdo nessuno di loro sta veramente male. Nelle sue escursioni quotidiane in bicicletta, Giacomo dice di aver visto migliaia di cani ma nessuno denutrito in quanto la gente del posto, forse per la religione buddista che segue o comunque per loro cultura religiosa, dà cibo agli animali senza però avere con loro un rapporto particolare. I parchi sono pieni di randagi tanto che se non presti attenzione rischi di camminarci sopra perché non si spostano nemmeno e dato che nessuno fa loro del male non temono l’uomo. Anche nei templi i monaci li nutrono a dovere ma anche qui esiste un rovescio della medaglia. La sterilizzazione infatti non è ben vista perché considerata come una mutilazione, per questo motivo possono prolificare all’infinito e questo ha causato un eccessivo numero di randagi tanto che il governo tailandese anni fa, aveva deciso la soppressione di molti di loro. Al di la del randagismo ci sono anche cani di “proprietà”, come ad esempio negli alberghi dove si vedono cani che non sono propriamente né randagi né di proprietà ma che vivono li senza che qualcuno li allontani. In questo periodo dell’anno (dicembre) nel nord della Thailandia siamo in pieno inverno anche se il clima assomiglia al nostro del mese di giugno. Per questo motivo molti cani “di proprietà” in questi giorni di dicembre 2019, indossano il cappottino per essere protetti dal freddo (perché secondo la gente del posto fa freddo), ma anche i randagi del posto si possono vedere in giro con la maglietta anche se in realtà, escludendo la notte quando la temperatura scende di molto, durante il giorno il clima è mite.
Per riassumere anche in Thailandia c’è una specie di cultura animalista o di tutela degli animali ma è una cultura piuttosto stupida in quanto se applicassero la sterilizzazione riducendo di molto il numero degli animali vaganti le condizioni di vita dei cani potrebbero decisamente migliorare. Giacomo dice che per assurdo, nel sud Italia ci sono delle situazioni di gran lunga peggiori. In linea di massima insomma i cani tailandesi per certi versi non vivono male ma ce ne sono veramente tanti che passano il tempo dormendo tutto il giorno. Ci sono anche molti cani sulle spiagge e anche li nessuno fa loro del male e non sono impauriti né denutriti anzi, dove i cani sono più concentrati ci sono più cani obesi che magri e tanti di loro portano la maglietta anche se fa caldo e la gente del posto gira in maniche lunghe. Nelle zone dei templi i cani vivono sdraiati nei vialetti e dormono e per andare da un punto all’altro ci si deve passare sopra cercando di non calpestarli. Giacomo dice di non aver mai visto un cane con comportamenti aggressivi nei confronti delle persone o nei confronti di altri cani. Spesso si vedono anche cani che dormono sulle sedie davanti a venditori ambulanti che cuociono la carne per strada e da qui si capisce che non sono assolutamente affamati. Poi nelle campagne dice di aver visto tanti cani con la leishmania. Per concludere la situazione thailandese è, secondo lui, una delle situazioni che lo ha meno turbato tra i paesi che ha visitato.
Foto di Giacomo Garatti