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Coloro che si battono per il riconoscimento dei diritti degli altri animali troppo spesso si sentono rivolgere l’accusa di essere monotematici e non occuparsi affatto o comunque con altrettanta passione di cause umanitarie che il pensiero collettivo considera più meritevoli. L’osservazione più gettonata viene riassunta nella patetica e scontata frase: “Ma perché non ti occupi dei bambini che muoiono di fame?” Al secondo posto assume molta importanza la violenza sulle donne e a seguire una serie di altre cause umanistiche che riguardano i molti aspetti sbagliati delle società. Di norma chi rivolge queste accuse è quasi sempre qualcuno che non fa assolutamente nulla per migliorare questo mondo sbagliato né per gli esseri umani né per gli animali e quindi identifica nell’animalista di turno il capro espiatorio della sua indolenza individuando in lui a torto o ragione la panacea di tutti i mali del mondo.

E’ chiaro come un attivista per gli animali non si possa ritenere la causa dei mali che affliggono il pianeta ma è anche vero che battersi per i diritti animali può davvero fare la differenza in un mondo dove l’indifferenza la fa da padrona. E’ proprio nell’animalismo infatti che si riscontra una vastità di argomenti tutti correlati, tra loro connessi da quell’ambìto pensiero di pace sul pianeta terra di cui tutti parlano ma che nessuno in realtà pare volere davvero.

La violenza genera violenza ed è palese come il rispetto per la vita di tutti gli esseri viventi di qualsivoglia specie appartengano dal più piccolo che esiste in natura fino al più grande, determinerebbe un grandissimo e positivo cambiamento. Proviamo ad immaginare quanto questo nostro ipotetico per ora, modo di essere e di vivere la vita, influenzerebbe in pochissimo tempo tutto ciò che ci circonda.

Poiché il rispetto per la vita di cui il veganismo è la prima indispensabile manifestazione, è considerazione per gli altri, è rifiuto della violenza anche di quella formalizzata e comunemente accettata, ed è amore vero per l’ambiente in cui viviamo, si può tranquillamente affermare che l’animalismo è politica ed proprio dalla politica che parte tutto il reale che ci circonda. Le leggi,  le istituzioni, perfino le religioni vengono partorite dalla politica. Ed è ancora la politica dei vari stati, che decide le guerre nel mondo, che condanna alla fame coloro che vivono nei paesi sottosviluppati, che finanzia sistemi che hanno fatto della violenza la base sociale su cui impostare tutta l’economia facendo credere che sia normale avere nelle nostre città, a due passi da casa ma inaccessibili, luoghi aberranti chiamati macelli con i quali conviviamo e dove ogni secondo viene profanato quel concetto di giustizia e bontà di cui frequentemente ci facciamo portatori immeritevoli, come se allevare e gestire l’esistenza di milioni di animali fatti nascere al solo scopo di essere brutalmente uccisi fosse un fatto assolutamente ordinario e accettabile. E’ la politica che permette i laboratori dove esseri viventi sono quotidianamente torturati in nome di una falsa scienza chiamata vivisezione, è la politica che finanzia prigioni chiamate zoo aperte al pubblico dove la vita viene ridicolizzata o spettacoli dove l’altro animale è condannato alla schiavitù e manifestazioni cruente e feroci come corride, pali, corse di cavalli, combattimenti tra animali e molto altro.

E’ così difficile capire che tutto inizia dal nostro piatto e che nel piatto non c’è qualcosa ma qualcuno? E’ così difficile capire che la nostra stessa libertà inizia dove inizia la libertà dell’altro e che dentro ad ogni prigione, ogni crudeltà, ogni esperimento cruento ci siamo noi, e che in quella stessa solitudine, nello strazio, nello sfruttamento cui abbiamo condannato altri esseri viventi è rinchiusa tutta la nostra solitudine, il nostro strazio, il nostro sfruttamento? E’ così difficile guardare all’altro e comprendere che il suo pianto è il nostro pianto e aprire la mente per recepire il concetto che se imparassimo a dire no alla violenza a prescindere dal soggetto che è costretto a subirla, non ci sarebbero più nemmeno le guerre, le violenze sulle donne, gli abusi sui bambini?  Non esiste altra strada, non c’è altro modo, è solo in questa semplice presa di coscienza che si manifesta la vera bontà dell’essere umano, ed è in questo prendere atto della realtà delle cose, nella nostra consapevolezza, che risiede il segreto di un mondo migliore per tutti.

 

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