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Tempo di lettura: 5 minuti

Chissà se tra i fiocchi di neve che si poseranno sulla terra nell’ inverno che sta per iniziare, ci sarai anche tu, Bianco, col tuo candido mantello, puro, come l’acqua di sorgente, immacolato come le cime dei monti, innocente come un bambino, e libero, finalmente libero dalla prigionia di un recinto dove hai vissuto la tua vita in solitudine, condannato alla carcerazione da un compagno umano indifferente ed egocentrico, che fingendo di volerti bene e di volersi prendere cura di te ti ha illuso, quando ancora eri un cucciolo desideroso di vivere, giocare e correre. Ti immagino così Bianco, piccolo e tenero in cerca di affetto e di quelle carezze che ti sono sempre state negate, un batuffolo indifeso, che muoveva i suoi primi passi incerti, curioso di scoprire quella vita che tradendo le tue attese, ti ha consegnato invece ad esseri insensibili e crudeli che ti consideravano poco più di un giocattolo e forse, ti sei anche chiesto perché non potevi uscire da quello spazio dove ti avevano recluso, perché non potevi anche tu correre sui prati, rotolarti nell’erba, bagnarti nel torrente nelle estati assolate e afose, o, nei giorni freddi, scaldarti sotto quel sole che intravedevi solo attraverso il telo che ti nascondeva al mondo. Ti sei chiesto, forse, perché non potevi essere amato come molti altri tuoi simili e come mai eri costretto a vivere in solitudine confinato e isolato mentre loro, i tuoi compagni umani, vivevano nella loro bella e calda casa, quella casa che ti è sempre stata preclusa, ritenuto indegno di far parte di una famiglia che non ti ha mai veramente voluto se non per soddisfare illogici desideri di onnipotenza e arroganza, immorali e insensati. Chissà se crescendo hai cominciato a capire che la tua realtà era quella e non sarebbe cambiata e a temere il crudele destino che ti era stato riservato. Ti hanno sentito ululare spesso Bianco, nelle lunghe notti che succedevano i tuoi giorni tristi e solitari, ti hanno sentito urlare la tua disperazione, il dolore, la rabbia contro una sorte tanto spietata quanto ingiusta e chissà se hai provato talvolta il desiderio di fuggire via, lontano, e perderti nei boschi dove nessuno ti avrebbe mai trovato.. 

L’ultima volta che sono passata da te, le sterpaglie di un anno fa avevano lasciato il posto ad un terreno fangoso e umido, il sentiero battuto che raccontava dei tuoi movimenti, sempre uguali, le ciotole sporche e arrugginite dove ti veniva dato il cibo, erano in un angolo, vuote, la cuccia sollevata da terra fatiscente e spoglia, il tetto rosicchiato, una vecchia coperta di lana sporca e umida ammucchiata davanti al cancelletto, qualche osso sparso qua e là, ciuffi del tuo manto trascurato che risaltavano come piccoli fiori sul suolo scuro, i grandi teli verdi che circondavano tutto lo spazio impedendoti di vedere all’esterno, tutto era al suo posto come un anno fa, tutto testimoniava  la negligenza e l’abbandono totale di cui eri vittima, l’omertà di chi sapeva e non faceva nulla, l’indifferenza di chi, mentendo, forte di un ruolo assegnatogli di cui non era degno, asseriva che stavi bene, che tutto era regolare, l’inefficacia di una legge che non protegge coloro che non hanno voce, l’ipocrisia di una società che si dimostra debole con i forti e forte con i deboli, l’assenza delle istituzioni i cui membri troppo spesso, non hanno tempo per quelli come te, impegnati come spesso sono ad occuparsi delle vicende umane o a tessere la loro tela di conoscenze tra coloro che li hanno eletti.

Tutto uguale, solo tu non c’eri, ho provato a chiamarti ma il tuo silenzio ha fatto nascere in me presagi cupi e tristi. Mi sono illusa per un attimo, che qualcuno mosso da pietà ti avesse portato fuori, a vedere finalmente un po’ di mondo anche se le tue condizioni mi dicevano che era poco probabile. Ti ho chiamato, Bianco, con questo nome che ti ho dato ma che ti era sconosciuto e ho provato una stretta al cuore immaginando il peggio.

Poi, Ieri, qualcuno che conosceva e aveva denunciato il tuo calvario, mi ha detto che ti hanno trovato già freddo e irrigidito dal rigor mortis, 24 ore dopo, in un giorno qualunque di fine ottobre. Sei morto solo, così come hai vissuto, in una fredda notte d’autunno, nella sofferenza, provato da una malattia ormai in stato avanzato che non lasciava scampo ma che come un angelo buono è arrivata per portarti via dalla tua miseria ponendo pietosamente fine alle tue sofferenze e alla tua infelice esistenza. Vorrei essere stata con te quando l’angelo della morte è venuto a prenderti, chissà cosa stavo facendo quando hai esalato l’ultimo respiro.

Ma ora voglio dimenticare quella tua espressione triste, dimessa e rassegnata, voglio pensarti così, Bianco, felice in un posto di luce dove vivrai la vita che non hai mai avuto, amato coccolato e viziato, in una casa, la tua casa, davanti ad un fuoco che ti scalda in queste gelide notti autunnali, vicino ad altri compagni umani che conoscono il rispetto e l’amore per gli altri esseri viventi.

Queste parole sono per te e per denunciare altri casi simili al tuo, per dire a chi sceglie di avere un compagno peloso che ogni essere vivente ha bisogni che vanno ben al di là del cibo e l’acqua, bisogni astratti invisibili a molti, ma non per questo meno importanti, bisogni che solo chi sa guardare oltre riesce a vedere.

Bianco era un cane pastore svizzero (o tipo pastore svizzero) di circa 11 anni,  che “apparteneva” a Marcello Pangrazzi residente a Croviana (TN) in Via  Carbonara n. 19.

BIANCO bianco 2 2

2 Comments

  • ignoto ha detto:

    il suo nome era GasGas… povera creatura, l ho visto e sentito piangere per svariati anni… le tue parole mi hanno commosso

    • Ivana Ravanelli ha detto:

      Grazie per avermi detto il suo nome, ora potrò pensarlo con la sua vera identità anche se questo non cambia la sostanza delle cose e dei fatti, è giusto commuoversi di fronte a casi come questo anche se viene da chiedersi se davvero ognuno di noi ha fatto tutto il possibile per portarlo via di li? Purtroppo non si può tornare indietro ma quello che possiamo fare ora è vigilare affinchè il caso di Gas Gas non abbia a ripetersi. Grazie per il tuo gentile commento. Ivana

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