E’ difficile uscire dalla concezione che l’uomo in quanto essere “superiore” ha il diritto su tutto il resto del vivente. E’ difficile perché tutto intorno a noi ci parla di specismo e antropocentrismo. Le religioni in primis, intelligente invenzione umana, raggiungendo un numero enorme di credenti, pongono la nostra specie su di un piedistallo da dove ogni individuo umano può disporre per interessi personali e a suo piacimento della vita di un altro individuo appartenente a specie diversa.
Il cinema, antropocentrico per eccellenza, racconta quasi unicamente di storie di uomini ed eroi umani relegando il resto del vivente ad un ruolo marginale o addirittura non menzionandolo affatto e quando racconta storie di animali lo fa quasi sempre in funzione degli affetti e degli interessi umani. Nei fil western i cavalli sono solo un mezzo di locomozione da sfruttare e bistrattare, nei film d’amore le emozioni umane sono portate all’esasperazione e rese uniche e speciali da storie commoventi di relazioni tra uomini e donne. Nella letteratura il sentimento dell’amore è portato ancora di più all’eccesso e decantato in maniera tanto meravigliosa che implicitamente lo considera priorità esclusiva della specie umana negando di fatto la possibilità agli altri animali di provare le stesse cose all’interno dei loro rapporti di gruppo.
La televisione ci bombarda con messaggi specisti e pubblicità di prodotti derivanti dalla prigionia degli altri animali.
La pittura, la scultura, la musica, tutte sono incentrate principalmente sull’essere umano e se si occupano di altro lo fanno sottolineando sempre l’egemonia dell’uomo sulle altre specie sottoposte al suo dominio come nel caso delle statue equestri dove i cavalli sono rappresentati esclusivamente per mettere in rilievo la figura umana che domina il non umano con briglie e sella.
Nelle scuole che dovrebbero formare le generazioni future, l’animalismo e l’antispecismo nonché il rispetto per la vita animale non vengono presi in alcuna considerazione e nemmeno trattati all’interno delle lezioni. Gli stessi insegnanti, tranne chiaramente quelli rari e animalisti, radicalmente antropocentrici anch’essi, non sfiorano mai l’argomento e addirittura organizzano viaggi o attività durante le quali gli animali vengono sfruttati.
L’economia, quasi tutta, si basa sullo sfruttamento del mondo animale, insetti compresi, vedi allevamenti intensivi e non, (la differenza è minima e riguarda solo il metodo non il fine), l’apicoltura, la pescicoltura, l’industria laniera, quella delle scarpe, della seta, dell’abbigliamento in genere e quella alimentare sono tutte basate sullo sfruttamento, l’abuso ed infine l’uccisione di altri animali. Perfino l’intrattenimento gioca un ruolo basilare nel nostro modo di concepire il resto del vivente e frequentiamo tranquillamente, zoo, circhi, delfinari, ippodromi, cinodromi, e in talune parti del mondo anche corride, o assistiamo magari anche scommettendo a lotte tra cani, galli , cavalli, mucche e altri animali senza pensare minimamente che dietro ad ognuna di queste attività c’è qualcuno e non qualcosa che è schiavizzato e imprigionato e spesso ucciso solo per il nostro piacere o il nostro guadagno.
In tutto il mondo esistono attività che impiegano animali e spesso anche in modo brutale come nelle gare di polo anche con elefanti e cammelli, o gare di dog sledding che portano allo sfinimento i cani, o competizioni mirate a provare la forza di cavalli, buoi, tori, cani durante le quali questi animali sono costretti a trainare pesi di gran lunga superiori alle loro forze. E perfino in guerra gli animali diventano armi.
Perfino molte sagre, molte delle quali dedicate a santi o madonne, vedono gli animali protagonisti in negativo e abusati, come la corsa dei buoi che ha luogo in alcune regioni del sud, le corse degli asini, i pali e molte altre dello stesso stampo.
E poi ci sono le nostre attività personali del tempo libero che ci vedono cavalcare cavalli iper sfruttati nei maneggi, o farci trascinare su piste innevate da slitte trainate da cani o scarrozzarci in giro per le città su calessi trainati da cavalli, o praticare caccia e pesca, anche quella così detta sportiva, o ancora andare in luoghi esotici per visitare paesi lontani a dorso di elefante, o dromedario o per farci trasportare da piccoli asinelli in cima a ripide colline. E’ praticamente impossibile menzionare tutto lo sfruttamento e la violenza cui gli altri animali sono sottoposti da parte dell’uomo ed è facile per un animalista sentirsi impotente e disarmato di fronte a tutto questo.
Perfino nel mondo animalista ci sono persone che, dimostrando una certa sensibilità, impiegano il loro tempo per difendere e salvare cani e gatti mentre mangiano si tranquillamente un panino al prosciutto.
Lo specismo è radicato in ogni nostro pensiero, in ogni nostra azione, in tutto il mondo circostante, negli amici, nei parenti, nei conoscenti, sia alla cassa dei supermercati dove passano sotto il lettore ottico innumerevoli vassoi di polistirolo che contengono la vita incellofanata di altri esseri viventi, come in ogni altro luogo che frequentiamo ed è così potente da impedirci addirittura di vedere le nostre contraddizioni umane o permetterci di correggerle.
Abbiamo costruito gabbie, recinti, riserve e catene per imprigionare e dove relegare il diverso da noi.
Come uscire dunque da tutto questo? Come riuscire ad entrare in un’ottica dissimile da quella che ci viene inculcata fin dalla nascita e della quale siamo vittime e carnefici, come riuscire a vedere l’altro, il diverso da noi ma come noi vivo e desideroso di vivere in libertà? C’è un modo, forse l’unico, ed è quello di metterci nei panni dell’altro, di riuscire ad immedesimarci nella sua sofferenza, di comprendere le sue paure e le sue ansie, di capire empaticamente la sua voglia di vivere, indisturbato, senza essere costretto ad azioni che non gli appartengono, senza interferenza alcuna da parte di altri, lasciandolo scegliere per sé esattamente come noi scegliamo per noi, iniziando a guardarlo con occhi diversi, non più come oggetto o cosa da usare e gettare ma nel modo in cui si guarda con rispetto a qualcuno, di specie diversa , che è al mondo per spartire con noi questo pianeta meraviglioso che è la terra.