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Esistono, nel mondo della letteratura e in quello dell’arte in genere, capolavori frutto della fantasia di  persone che sono state e sono tuttora considerate geni. È il caso di Marcel Proust che con il suo “Alla ricerca del tempo perduto”, opera che contiene tutta l’ambizione letteraria e filosofica nonché l’evoluzione di pensiero dell’autore, cerca di capire attraverso le sue moltissime pagine, la composizione del tempo al fine di cercare di fuggire al suo corso e che con i suoi sette volumi si colloca tra i massimi capolavori della letteratura universale. Nelle sue pagine il tema del ricordo e della nostalgia si inseguono continuamente nella disperata rievocazione del tempo perduto che più non torna e porta alla luce un carattere tendente alla malinconia ed incline alla meditazione, alla filosofia,  alla ricerca del senso e del valore della vita. Un’immagine idilliaca dello scrittore che non corrisponde però alla realtà perchè si sa, l’arte e il sadismo perpetrato contro inermi esseri viventi sono quasi una costante nella storia umana tant’è che spesso si sono incontrati. Quale amara sorpresa infatti, scoprire che Marcel Proust al di la di questa opera grandiosa frutto della sua ricerca e fantasia, era invece nella realtà un sadico pervertito che godeva nell’infliggere dolore ad altri esseri viventi. Ci sono prove inconfutabili del fatto che frequentasse locali dove incontrava giovani ragazzi con i quali si intratteneva e che invitava nel suo pied-à terre per abbandonarsi con loro alle perversioni sadico/masochiste più sfrenate. Tra queste è tristemente famoso il “supplizio dei topi” che constava nel rinchiudere dei topi in una piccola gabbietta per poi farli pungolare con degli spilli dai giovani e nudi amichetti.  La variante a questo terribile rito consisteva nel farsi portare dei ratti di fogna che venivano rinchiusi anch’essi in una gabbietta dove per giorni e giorni pativano la fame per essere infine liberati, aggredirsi e divorarsi tra loro. Pare che tutto ciò provocasse allo scrittore un godimento unico. Proust raggiungeva l’ orgasmo attraverso questa scena orripilante di topi che per fame si mangiavano l’un l’altro.

E allora viene da chiedersi che valore abbia un’opera di questa portata, studiata perfino sui banchi di scuola, un’opera che affronta anche il senso della vita con i suoi valori morali ed etici, se poi si scopre che l’autore dei bellissimi e profondi pensieri in essa contenuti o di quelli contenuti nei bellissimi aforismi che gli appartengono, era soltanto un egoista torturatore, un piccolo, depravato e mediocre uomo, degno rappresentante dei bassifondi della specie umana e delle sue infinite debolezze, aberrazioni e immoralità?

Non esiste una risposta se non la prova indiscussa che genialità e ingegno non necessariamente vanno di pari passo con empatia, sensibilità e straordinarietà umana e che un grande autore può rivelarsi semplicemente un piccolo, anzi piccolissimo uomo che privo di ogni sentimento empatico si diverte a giocare con la vita di creature innocenti e indifese.

 

Illustrazione tratta da Google immagini

 

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