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Qualche giorno fa, in due comuni trentini, esattamente il 17 gennaio a Chiarano d’Arco e il 22 gennaio a Lizzanella, ha avuto luogo la fatidica benedizione degli animali che si ripete annualmente dal nord al sud in molti altri comuni d’Italia e che è normalmente collocata all’interno di sagre dedicate a santi ai quali loro malgrado è stato assegnato il ruolo di protettori degli animali come Sant’Antonio Abate o San Francesco tanto per nominare i più famosi.

E fin qui nulla di strano se non il fatto che gli animali non hanno bisogno della benedizione di nessuno non avendo un dio cui fare riferimento ma di certo un altro paradosso lo troviamo se andiamo ad analizzare bene questi due eventi. Il primo comprendeva nelle varie attività del pomeriggio una passeggiata a cavallo (che forse, benedizione a parte, non era molto d’accordo nel farsi cavalcare) e poi una lotteria con svariati premi, uno dei quali consisteva in un maiale vivo!  (benedetto anch’esso e poi relegato al ruolo di premio da dare al fortunato possessore del biglietto vincente perché lo trasformasse in salume)

A Lizzanella invece, la bella festa di benedizione si è conclusa con un pranzo a base di crauti e musetti. Il musetto per chi non lo sapesse è una specie di cotechino il cui impasto è composto esclusivamente dalla carne del muso del maiale, benedetto come in questo caso e poi trucidato per finire sul piatto dei partecipanti.

Resta da chiedersi se gli organizzatori e i rappresentanti ecclesiastici presenti si renderanno mai conto di queste palesi contraddizioni o se forse sono convinti, dall’alto della loro visione antropocentrica della vita e del mondo, che benedire gli animali, specie se cani e gatti, va bene a patto che questo non vada ad intaccare le loro consolidate abitudini alimentari.

Ma noi vogliamo provarci a suggerire loro che alla fine di un evento come questo l’unica conclusione possibile per essere almeno un  minimo coerenti col tema, è un menù totalmente vegan che non richiede il sacrificio di alcun animale benedetto.

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