C’è una confusione che offusca le menti di molta gente e che serpeggia nell’informazione dei mass media, sui social e altre fonti di informazione insinuando dubbi nel pensiero di coloro che si rifiutano sostanzialmente di capire, di entrare nel merito della questione, di ragionare per logica. Questa confusione si chiama integralismo o in taluni casi fondamentalismo ed estremismo ed è così che la filosofia vegana viene erroneamente talvolta interpretata. Intanto urge una precisazione, entrambi i termini (fondamentalismo e integralismo) sono stati coniati e riferiti a movimenti religiosi che nulla hanno a che vedere con veganismo, animalismo o antispecismo. Il significato di queste due parole è ben diverso dall’accezione che spesso gli si vuole dare. Fondamentalismo e integralismo sono infatti concezioni di pensiero applicabili a tutte le religioni, particolarmente a quella islamica ma in taluni casi anche a quella cattolica ed ebraica e quindi alle tre grandi religioni monoteiste che hanno influenzato con i loro dogmi e principi gli eventi della storia del mondo.
Sinteticamente
Per l’integralismo la politica, la cultura e la società intera devono essere interamente sottoposte ai principi religiosi e quindi gli integralisti rifiutano una visione laica (cioè non religiosa) del mondo e vorrebbero che la legge religiosa disciplinasse e regolasse tutti gli aspetti del vivere civile.
Il Fondamentalismo, invece, nasce come corrente religiosa negli Stati Uniti, all’interno della Chiesa protestante-battista. Secondo questa corrente l’unica vera base della convivenza fra cristiani sono gli insegnamenti presenti nella Bibbia e quindi qualunque altro testo storico, filosofico o scientifico non è da prendere in considerazione.
fonte: http://ripassofacile.blogspot.com/2017/09/cosa-sono-fondamentalismo-e-integralismo.html
Ma col passare del tempo questi i due termini si sono allontanati dal loro significato originale fino ad essere abusati, trasformati e rivolti in senso ampio ad ogni idea ritenuta radicale ed estremista che cerchi di unificare il sistema abolendo ideologie diverse e respingendo come non valide posizioni distanti dalle proprie rifiutando di collaborare o di stringere alleanze e scendere a compromessi con altre forze, assumendo così addirittura una valenza negativa identificata con una certa tendenza al fanatismo o, addirittura, alla violenza. E qui entra in campo il paradosso. Quando infatti si vuole tacciare di fondamentalismo integralismo o estremismo la filosofia vegan che tutto è tranne questo ma al contrario, è una norma di vita semplice che ripudia in toto la violenza e guarda verso un mondo più giusto per tutti gli esseri viventi.
E’ certamente vero che per una persona che ha “scelto” di vivere vegan è impossibile scendere a patti o accettare le logiche cruente delle società attuali che hanno fatto della violenza la base di ogni attività umana, ma in tutto questo non c’è assolutamente nulla di fanatico e brutale anzi, è vero il contrario, quando si è capito che tutto il sistema umano è impostato sulla coercizione, la crudeltà e l’uccisione legalizzata e sistematica di altri esseri viventi e dopo che si è fatta la connessione che uccidere un essere vivente che vuole disperatamente vivere è sbagliato, (e chi mai potrebbe negarlo?) e che si può e si deve vivere in pace con tutti gli abitanti (anche quelli non-umani) del pianeta, non ci si può più sottrarre alle responsabilità dettate dai principi morali ed etici che la coscienza ci pone costantemente davanti.
Com’è possibile che una persona che proprio con la “scelta” vegan ha deciso di ripudiare il sistema mostruoso di un mondo dove a farla da padrone è proprio la violenza quotidiana e istituzionalizzata nonchè accettata normalmente come modus vivendi e condivisa dal novanta per cento della popolazione, essere paragonato anche lontanamente ad un estremista o integralista? E’ certamente vero che chi ha raggiunto questo stadio di illuminazione non può e non vuole scendere a compromessi con chi accetta l’uccisione degli animali perchè non esiste una via di mezzo, o sei contro o sei per lo sfruttamento, ed è anche vero che farebbe di tutto per convincere chi non è come lui a diventarlo, ma la sua azione di convincimento non può certo definirsi impositiva o violenta visto che è volta a fermare proprio quella violenza che rifiuta. E’ chiaro che se per violenza o estremismo intendiamo la distruzione dei mezzi di soggiogamento e sfruttamento degli animali che non si possono difendere dal sopruso umano e parliamo ad esempio delle azioni firmate ALF (Animal Liberation Front), allora e solo in queste azioni possiamo ritrovare una certa foga, mai rivolta a persone ma solo ad oggetti, cose, strumenti e luoghi dove gli animali sono letteralmente torturati, tenuti in prigionia, abusati. E chi mai potrebbe condannare qualcuno che usa la forza per liberare esseri viventi indifesi considerati e trattati come e peggio di cose? La storia umana non è forse costellata di guerre cruente tra popoli, clan, gruppi, faide, spesso nate per contrastare la schiavitù e liberare gli oppressi? E nei tempi più recenti non sono stati utilizzati strumenti micidiali e devastanti (la bomba atomica ad esempio) che in un solo secondo ha cancellato la vita di centinaia di migliaia di persone al solo scopo di possedere, di avere potere, di vincere e soggiogare altri paesi? E allora perché ci si scandalizza per azioni di minima portata compiute solo ed esclusivamente per senso di giustizia ed equità verso chi è oppresso, azioni che, se paragonate a questi eventi catastrofici, farebbero sorridere anche i polli tanto per usare l’ormai conclamato linguaggio specista?
E’ forse estremismo scegliere di nutrirsi senza nuocere ad alcuno? E’ estremismo rifiutare la carne sul piatto sapendo che per una bistecca qualcuno e non qualcosa, è stato imprigionato, sfruttato e arbitrariamente privato della sua vita? E’ estremismo rifiutare il latte o i prodotti derivati sapendo che provengono da una mucca costretta alla schiavitù, spremuta fino all’ inverosimile e privata del suo cucciolo fin dal primissimo mese di vita? E’ forse estremismo decidere di non vestirsi di seta o lana sapendo che entrambe queste fibre provengono dall’ uccisione e dall’ abuso di chi li produce in natura? Ed è ancora estremismo scegliere scarpe e abbigliamento che non c’entrano nulla col mondo animale e che quindi non sono intrisi di sangue? E se decidi di vivere secondo queste regole puoi forse scegliere di rifiutare alcuni tipi di violenza ed altri no? Puoi forse dire: non mangio la carne ma mangio il pesce o il miele oppure bevo i latte perché vengono prodotti con minore violenza? (tra l’altro cosa assolutamente falsa)
No, non puoi. Quando ti sei reso conto che per ogni prodotto animale che portiamo in tavola, che utilizziamo o indossiamo, qualcuno è stato imprigionato, privato della sua libertà, sfruttato, e poi ucciso e che tutto questo è contrario al benchè minimo senso di giustizia che alberga in te, allora c’è un solo comportamento da tenere, che non ha nulla a che vedere con l’integralismo né con il fondamentalismo o l’estremismo ma che si può solo definire con una piccola ma significativa parola: Coerenza.
Protestare contro la corrida in Spagna, il consumo di cani in Oriente, o il massacro di cuccioli di foca in Canada, pur continuando a mangiare le uova di galline che hanno speso la loro vita stipati in gabbie o la carne di vitelli che sono stati privati delle loro madri e di una dieta adeguata è come denunciare l’apartheid in Sud Africa, mentre chiedete i vostri vicini di non vendere le loro case ai neri.
(Peter Singer)
Chiariamo subito una cosa: non sono vegan perché “amo gli animali”.
Il veganismo è una questione di giustizia.
Non è uno “stile di vita”.
Non è una “scelta personale”.
Il veganismo non ha nulla a che fare con me o con te, ma con il diritto fondamentale dei non-umani a non essere usati, posseduti, marchiati, schiavizzati, sfruttati e, in generale, oggettificati per profitto e convenienza.
Kerry Wyler